mercoledì 12 dicembre 2007

Il paradosso della blog-terapia: un diario pubblico?

"Credo che i diari siano stati soprattutto inventati dalle persone infelici. [...] Quando soffri, la sofferenza a volte è muta, non trova un interlocutore.
E allora il diario in qualche modo ti aiuta, è l'ultimo amico segreto,
è l'ultimo interlocutore possibile, formidabile. Guai al sofferente che avesse perso l'ultima pagina di carta su cui scrivere."

Affermava lo psicologo Paolo Crepet in un seminario tenutosi a Roma nel 2004 davanti agli studenti del liceo scientifico Newton.

Il diario è un supporto cartaceo nel quale registrare pensieri, azioni, intenzioni e ritratti di se stessi in determinati momenti della propria vita. Esso risponde a tre principali necessità dell'individuo:
  • riservatezza (non dover confessare pensieri con nessun altro all'infuori di sè)
  • riordino mentale (inteso anche come sfogo)
  • autocomprensione (di pensieri, ma anche di capacità)



"Penso che la scrittura sia uno strumento di creazione di uno specchio, in cui ci si può "leggere" [...] Noi non siamo una cosa, siamo tante cose. A un'ora di distanza non ci riconosciamo più, come deve essere."
Scrivendo su un diario, lo scrivente si proietta in esso e...

"STUDENTE: Professore, nel diario confluiscono varie componenti: il concetto di segreto, il diritto alla privacy e il bisogno di comunicare. Ma quando un adolescente scrive sul proprio diario, con chi intende comunicare?

CREPET: Principalmente con se stessi, cioè con quella parte che sta crescendo, che è l'identità. Scrivere il proprio diario è una possibile modalità per distinguere e capire, quando finisce l'infanzia e comincia l'adolescenza [...] C'è la necessità di stare soli, la necessità di avere un proprio mondo, la necessità di essere autarchici, cioè di badare a se stessi, dal punto di vista sentimentale. Non dover dire tutto alla mamma, al papà, allo zio, al fratello grande e nemmeno agli amici. Il diario è il massimo del segreto possibile. Ha un'ambiguità: è scritto, quindi come tale potrebbe essere letto, potrebbe essere violato, e questa possibilità naturalmente piace: È come lasciare una busta chiusa su un tavolo. È chiusa, ma è sul tavolo, è su un luogo pubblico. "
http://www.paolocrepet.it/lastnews.asp?ID_elemento=2


Naturalmente in tale peculiarità risiede il meccanismo che più richiama l'analogia col blog. Il fatto che un'espressione segreta di noi stessi sia in realtà alla portata di chiunque ci stia intorno rende il blog un seducente diario pubblico, la possibilità per ognuno di creare un vedo-non vedo su se stessi. Chi scrive è portato a condividere informazioni su di sè, chiedendo pareri agli altri, ma allo stesso tempo sa di essere riuscito in un qualche modo a trattenere qualcosa per sè, di aver criptato una trama di fondo che solamente lui può capire e che gli si svela ogni volta che rilegge i propri elaborati.

Di certo, la comunicazione con gli altri rimane comunque la principale intenzione di chiunque apra un personal-blog. La linea di confine tra pubblico e privato cambia, ma la necessità di rifugiarsi in un luogo lontano dalle mura domestiche rimane.

Non è da sottovalutare (almeno per quanto riguarda gli adolescenti) il fatto che i blog, pur essendo alla mercè di tutti, riescono spesso anche a preservare la caratteristica di riservatezza rispetto alle figure di rilievo della famiglia. Spesso i genitori sono soggetti al naturale analfabetismo informatico che gli esclude la possibilità di leggere le riflessioni dei propri figli, così come accadeva (o almeno sarebbe dovuto accadere) con i diarii segreti.

Il blogger tenta quindi di creare un gruppo sociale d'appartenenza diverso da quello che si trova ad affrontare ogni giorno nella vita reale allo scopo di trovare forza nella condivisione di paure, incertezze, stati d'animo (anche gioiosi) e problemi personali.


Il sociologo Alberto Abruzzese:
"sono i soggetti considerati più deboli che riescono a fare un uso antitradizionale e innovativo di Internet, scardinando dal profondo le demarcazioni tra pubblico e privato. E trasformando anche il concetto di privato come lo abbiamo pensato fino ad oggi".
http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/scienza_e_tecnologia/blogragazze/blogragazze/blogragazze.html

"Per riprendere una definizione di De Kerckhove, i blog costituiscono la rappresentazione della maturità delle Rete. Non sono una mera forma di esibizione dell’io, ma rappresentano il rapporto con gli altri. Ross Mayfield li definisce “network comunicazionali” che stabiliscono relazioni sulla base della comunicazione. Le persone vengono conosciute grazie a ciò che scrivono e rispondere loro consente di innescare un circolo di fiducia reciproca. Attualmente circa il 60% dei blog sono diari personali, ogni giorno vengono creati circa 15.000 nuovi weblog."

La funzione del blog comprende dunque quella di una sorta di "diario scolastico" all'ennesima potenza, il quale trae estrema efficacia a livello espressivo dal fatto che non si scrive in classe, di nascosto o durante un'ora buca, con tutte le limitazioni e variabili che si possono avere nell'utilizzo di quello strumento a noi noto.

Il concetto di Eterotopia
"L’eterotopia è un luogo reale che costituisce una sorta di contro-luogo: un’utopia effettivamente realizzata, nella quale il luogo reale viene al contempo rappresentato, contestato e sovvertito. Foucault definisce questo luogo eterotopia, in opposizione all’utopia, che descrive ideali non realizzati."

Nell’ambito che qui ci interessa, si ha comunque a che fare con una "produzione" di "stimoli". Ma sono stimoli "funzionali" all’incremento di interazioni comunicative. [...]
Si tratta di un contro-luogo, che potremmo anche definire un "non-luogo del linguaggio" — cito ancora Le parole e le cose — dove il linguaggio stesso riesce a enumerare, a dispiegare e ad accostare "cose senza rapporto", entro "la dimensione, senza legge e geometria, dell’eteroclito": un "pensiero senza spazio", dunque [...] che presuppone l’annullamento dello "spazio comune degli incontri".
http://www.pol-it.org/ital/granieribook2005.htm

"I weblog come nota acutamente Granieri divengono infatti, una specie di prolungamento informatico del "sé" degli autori. In Rete si costruisce la propria personalità e un weblog può diventare il segno più forte della propria presenza, quello che dà il tono alle altre tracce sparse e ricompattate dagli "spider" dei motori di ricerca. I blog sono una specie di "doppio" informatico dell'autore, un gemello testuale che abita la Rete". http://www.pol-it.org/ital/counterpoint5.htm

Ancora:

"Nella blogosfera regna una quasi democrazia: chiunque può conquistare visibilità se osserva le regole, partecipa alle discussioni, mette liberamente a disposizione la sua esperienza, le sue conoscenze." http://www.humantrainer.com/articoli/fata_mondo-blog.pdf

E' il caso di:
http://sonodimagrita.splinder.com/

Tutte queste caratteristiche concorrono a fare del blog un potente strumento terapeutico.

Tutti sono a conoscenza del potenziale terapeutico del diario. Ebbene il blog se possibile diviene uno strumento ancora più efficace, in quanto permette all'individuo di porsi contemporaneamente in contatto con se stesso E con gli altri.

"L’importante è comunque tenere presente la funzione di rappresentazione, che attraverso
il meccanismo di proiezione, scatenano questi tipi di box.
Scrivere qualcosa in questo box (lo spazio degl'interventi, n.d.r.) significa scrivere qualcosa che in primis verrà letto da se stessi (espellere da sé parti di sé) e che comunque, ma questo in secondo piano, sullo sfondo, verrà letto da chiunque visiterà il blog (uno spazio per il pensiero). Inoltre, il secondo box (la tabella dei link, n.d.r.) permette tramite collegamenti ramificati di creare una situazione di piccolo gruppo all’interno del vasto mondo dei Blog e di Internet.
Altro elemento presente (ma non in tutti i blog) è il contatore delle visite. (Potremmo dire che questo contatore rappresenta una sorta di termometro narcisistico. Quanto ciò che io ho rappresentato di me piace agli altri?
[...] Gli articoli e i commenti rappresentano la parte dinamica e la parte relazionale/gruppale. Le persone imparano ad amare il gruppo telematico e vi si affidano, pur conservando sentimenti ambivalenti e qualche volta facendo un passo indietro per riconsiderare la stranezza dell’esperienza."

http://www.matrice.it/ , Dottor Walter Iacobelli.

Qui troviamo l'opinione dei blogger stessi al riguardo:

http://blogdeiblog.blogspot.com/2006/06/caro-diario-non-sei-piu-segreto.html