venerdì 2 marzo 2012

30 marzo 2012



Quando qualche anno fa ho scritto i ringraziamenti per la mia tesi di laurea triennale, mi caratterizzavano uno strano, innocente ottimismo per il futuro e una troppo cieca fiducia nelle mie capacità. Inutile affermare che oggi, trascorsi 4 anni da quel giorno, dopo esperienze (e soprattutto offerte) di lavoro mortificanti, scelte sbagliate, passi indietro e riflessioni, la situazione è molto diversa.
Ciò che ho imparato e che mi sento di poter scrivere adesso è che le parole non servono più, non contano più, non cambiano più le cose. Nel computo generale dell’esistenza moderna, a livello pratico, le parole non recitano un ruolo di spessore maggiore di quello ricoperto dai fioretti pasquali, perseguiti con tenacia e riverenza per 40 giorni e poi stracciati e buttati a mare per sempre, o comunque almeno per 325 quotidianità. Si potrebbe forse ribattere con il buon vecchio proverbio latino che vede le parole svolazzare come farfalle e l’inchiostro invece fisso ed immutabile come le montagne. Ma non ci vuole un chimico, o un geologo, per dire che anche l’inchiostro e le montagne si consumano col tempo: basta leggere i giornali degli ultimi dieci anni (o, in mancanza di essi, i libri di storia riferendosi ad altre fasi della storia umana) e farsi un’idea di come vengono trattati quello che dovrebbe essere lo scritto più importante del nostro paese - la Costituzione Italiana - e con esso in generale le leggi, per capire che la realtà non corrisponde esattamente a vecchi proverbi latini.
Per tale motivo, smetto di scrivere questi ringraziamenti. Smetto quindi di dare l’ordine di decollo a parole che un giorno mi deluderanno, mitragliandomi in picchiata alle spalle con i loro significati etimologici colmi di speranza e fiducia e salute e voglia di credere nel futuro. Quel che conta sono i fatti, non le parole. Le parole non sono che un contorno, l’origano sulla pizza: cambiano il sapore della pietanza. Ma hai mai provato i morsi della fame dopo che hai mangiato solo l’origano, scartando del tutto la pietanza?



"Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il
presente."
Lucio Anneo Seneca