giovedì 24 gennaio 2013

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"Scrivere per impotenza, scrivere per tristezza e disgusto, scrivere per saper cosa dire quando non devi scrivere...

Osare o tenere?

Andare o aspettare?

Come si può fare il meglio per sè e per gli altri, quando nessuno fa il bene di nessuno?


E se la porta delle sensazioni si chiude e a 30 anni ti sembra di averne 12, cosa può trasformare l'angoscia in rabbia e forza di agire?

Ho paura di non fare abbastanza... ma cos'altro devo fare?"

Queste domande attanagliavano Tommy, rimbalzandogli in testa da un orecchio all'altro con il ritmo incalzante e indisturbato delle palline di un Pendolo di Newton; era questo costante picchiettio metallico a fargli credere che nella sua testa non ci fosse null'altro se non quelle piccole sfere rumorose che si muovevano. Il letto gli stava stretto, le coperte lo soffocavano. La stanza stessa gli sembrava un recinto, una scatola per topi.

Tommaso era sempre stato emotivo, di base. Una persona che pensava col cuore, poi col cervello. Il problema era che, dopo i primi attimi di sensazioni, di calori e colori, quasi sempre era il cervello a prendere il sopravvento.
E però Tommy inviava alla stampante della memoria sempre e solo i momenti sensazionali... i ragionamenti invece rimanevano a scolorire e nascondersi nelle cartelle dell'hard disk, come quelle discografie complete dei cantanti che scarichi per un solo album e poi abbandoni ad occupare megabytes ad appesantire la rotazione del disco...


CONTINUA

mercoledì 28 novembre 2012

"C'est inacceptable!"



Se una cosa vi sembra inaccettabile non dovete dirla se non avete anche la possibilità di farla svanire.
-- Aurel Rottman



Mi sono per caso trovato a visitare una delle biblioteche universitarie più frequentate del centro di Bologna, quella che si trova in Vicolo Bolognetti per la precisione, accompagnando un'amica nel reperimento di uno dei libri del suo corso di studi. Dopo qualche minuto di osservazione e monitoraggio della missione (e dopo aver notato l'età media dei frequentanti la sala studio, ormai non più sovrapponibile alla mia, sigh), mi ritrovo davanti agli occhi due mobiletti: l'uno, fornitissimo, pieno di dépliant e pubblicità e brochure su luoghi turistici di Bologna, convenzioni qua e là, incontri e dibattiti dai multiformi obbiettivi; l'altro, che avrebbe dovuto contenere riviste e quotidiani vari, semi-deserto, spogliato della sua dignità di contenitore culturale quotidiano, settimanale e mensile. Mi giro allora intorno, per accorgermi di come alcune riviste e giornali siano sparsi sul tavolino dell'angolo di consultazione dove un ragazzo sta leggendo "La Gazzetta", un signore legge "Il Giornale" e un terzo personaggio sta leggendo un suo libro, probabilmente appena prestatogli dalla biblioteca. 
Con una rapida cernita degli argomenti culturali trattati dalle riviste, noto periodici sull'arte, sulla letteratura, sul cinema, sull'urbanistica e forse, ma non ci giurerei, una trattazione ad argomento storico.

Dopo questo incipit così sferzante e vitale, degno dei promessi scrofi, vorrei chiedere ai miei 1/25 lettori;

COSA MANCA? 

Che cosa avrebbe dovuto esserci in quel mobile o su quel tavolino o in mano ad uno dei tre individui descritti che invece non c'era?
 
Cosa L'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BOLOGNA avrebbe dovuto fornire in almeno un esemplare ai propri studenti e consultatori della biblioteca di Vicolo Bolognetti, specie in questo momento in cui l'Italia sembra non avere idee nonostante i decreti "Start Up", nonostante l'avvenimento socio-politico degli ultimi seicento anni ("Le Primarie" buffoni), nonostante Internet ed i giovani siano quasi con la bava alla bocca?

Se non ci si arriva, perché forse troppo bislacco o forse troppo logico, ovviamente lo nominerò io... DOVEVA esserci uno straccio di rivista tecnologica!


L'economia del momento si sta spostando tutta quanta sul Web e sugli utilizzi che ne vengono fatti. Da qualche parte nel mondo qualcuno sta sperimentando il prodotto che manderà in pensione cellulari e, soprattutto, smartphones (La Sfida degli occhiali Smart - Repubblica.it ) e noi, nei luoghi in cui la cultura Digital arranca invece di essere plasmata in nuove idee e possibilità, continuiamo a mandare a fondo le potenzialità dei nostri giovani e della nostra gente confinandola nella lettura e studio delle STESSE MATERIE TRATTATE NEI 15 ANNI DI SCUOLA DELL'OBBLIGO!!! 

Uno scherzo di cattivo gusto, solo un gioco di specchi spero...

Qualcuno potrebbe affermare: "La tecnologia è dappertutto, a che serve un'altra rivista in biblioteca?"


WROOOONG!!!


E dietro a questo errore, vi è l'errore che ha contaminato l'intera etica e ormai anche la cultura del nostro paese: DARE L'ESEMPIO!!!

Se vuoi cambiare qualcosa, se vuoi che qualcuno intraprenda un percorso, se vuoi anche solo che banalmente qualcuno ti faccia un favore GLI DEVI PREPARARE LA STRADA...
Le istituzioni sono le prime a dover procedere in questo senso e, ahimè, da troppi troppi anni ormai non lo fanno, anzi si buttano sul lato oscuro della questione fornendo spesso motivi di disunione e contrasto.

Dobbiamo far crescere nel collettivo, soprattutto nei giovani, l'idea che sta cambiando tutto, TUTTO! Non si può pensare di leggere arte, lettere, urbanistica e la gazzetta all'università... per carità, saranno certamente utili ed interessanti (la gazzetta...mmmhh), ma non sono più loro a cambiare ed influenzare i tempi. Queste discipline, da sempre, si adattano ai tempi prima di plasmarli, prima di fornirne uno spaccato creativo e incantare il mondo... 
La tecnologia, invece, si è insinuata sotto, in un altro strato epidermico più profondo, a contatto con il sangue! Il computer è il nuovo pennello con cui si dipinge la tela; il risultato è arte nuova ma il MEZZO è cambiato.

Un'istituzione che non comprende questo, non avrà futuro, perché essa stessa non pone, come invece dovrebbe, solide basi per il futuro di chi alimenta l'istituzione stessa!

E tutto ciò è, semplicemente, inaccettabile....

venerdì 2 marzo 2012

30 marzo 2012



Quando qualche anno fa ho scritto i ringraziamenti per la mia tesi di laurea triennale, mi caratterizzavano uno strano, innocente ottimismo per il futuro e una troppo cieca fiducia nelle mie capacità. Inutile affermare che oggi, trascorsi 4 anni da quel giorno, dopo esperienze (e soprattutto offerte) di lavoro mortificanti, scelte sbagliate, passi indietro e riflessioni, la situazione è molto diversa.
Ciò che ho imparato e che mi sento di poter scrivere adesso è che le parole non servono più, non contano più, non cambiano più le cose. Nel computo generale dell’esistenza moderna, a livello pratico, le parole non recitano un ruolo di spessore maggiore di quello ricoperto dai fioretti pasquali, perseguiti con tenacia e riverenza per 40 giorni e poi stracciati e buttati a mare per sempre, o comunque almeno per 325 quotidianità. Si potrebbe forse ribattere con il buon vecchio proverbio latino che vede le parole svolazzare come farfalle e l’inchiostro invece fisso ed immutabile come le montagne. Ma non ci vuole un chimico, o un geologo, per dire che anche l’inchiostro e le montagne si consumano col tempo: basta leggere i giornali degli ultimi dieci anni (o, in mancanza di essi, i libri di storia riferendosi ad altre fasi della storia umana) e farsi un’idea di come vengono trattati quello che dovrebbe essere lo scritto più importante del nostro paese - la Costituzione Italiana - e con esso in generale le leggi, per capire che la realtà non corrisponde esattamente a vecchi proverbi latini.
Per tale motivo, smetto di scrivere questi ringraziamenti. Smetto quindi di dare l’ordine di decollo a parole che un giorno mi deluderanno, mitragliandomi in picchiata alle spalle con i loro significati etimologici colmi di speranza e fiducia e salute e voglia di credere nel futuro. Quel che conta sono i fatti, non le parole. Le parole non sono che un contorno, l’origano sulla pizza: cambiano il sapore della pietanza. Ma hai mai provato i morsi della fame dopo che hai mangiato solo l’origano, scartando del tutto la pietanza?



"Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il
presente."
Lucio Anneo Seneca

mercoledì 28 settembre 2011

Doodle umano a Bologna: ecco come esplodono le buone idee...

Doodle umano a Bologna: tra intervista e riflessioni, ecco come esplodono le buone idee

Le tredici candeline di Google raffigurate da sessanta persone in planking sulla piazza di Bologna: questa l'idea creativa che ieri è arrivata sulla bocca (e monitor) di tutta Italia, omaggiando il simbolo mondiale della creatività con un atto di creatività. Perchè le buone idee sono vere esplosioni. E devono essere valorizzate.


Ieri Google ha compiuto 13 anni e il buon compleanno si è subito visto dal doodle: è proprio il caso di dirlo, visto che il team di Mountain View ha aperto la home più cliccata al mondo con una graziosa torta di compleanno autocelebrativa. C’è poco da fare: Google ha davvero cambiato molte regole di Internet, addirittura creandone “a sua immagine e somiglianza”. A Bologna c’è poi chi ne ha approfittato per creare un evento che è già finito su quotidiani e riviste online, una vera “performance” che non è passata inosservata: dopo essersi dati appuntamento attraverso Facebook, sessanta ragazzi e ragazze si sono ritrovati ieri in Piazza Maggiore, dando vita a un “doodle umano”. “Martedì 27 ore 7,30 (mattina) ci troviamo in piazza maggiore per fare un Planking mondiale. Con la vostra collaborazione potremmo mettere in piedi un evento di portata internazionale. Solo venendo martedì mattina capirete il perchè… Mi raccomando la puntualità perchè entro le 8 bisogna andar via”. E così è stato.



Se qualcuno si chiede ancora cos’è il planking, si tratta di una moda nata in Australia e diffusissima sul web: fare “planking” significa farsi fotografare sdraiati a pancia in giù nei luoghi più insoliti per poi postare le immagini sui social network. E così “la spedizione dei sessanta” è approdata sul famoso “crescentone” bolognese (che altro non è che il rialzamento della piazza di fronte alla Chiesa di San Petronio), mettendosi in posa e facendo così gli auguri più originali a Google, omaggiando – parole degli ideatori – “con un atto di creatività il simbolo mondiale della creatività“. E qui arriviamo alle menti dietro l’evento, ovvero quattro giovani creativi bolognesi: Giorgio Grandi, Luca Marozzi, Enrico Nannetti e Matteo Zini, che già lavorano tutti nel mondo della comunicazione e del marketing, supportati dagli amministratori del gruppo Facebook, Raffaele Ferraro e Ivan Belletti.
La segnalazione mi è arrivata da un’amica in comune – il mondo, a volte, è davvero piccolo – e subito mi sono incuriosito. Per questo ho contattato questi ragazzi. “Abbiamo voluto dimostrare che i fenomeni di massa, specie quelli con un tasso di viralità molto alto“, ha spiegato Luca, “possano essere qualcosa più di un divertimento, ovvero una risorsa per il mondo della comunicazione“. Una bella dimostrazione ben riuscita, insomma. “Anche per questo abbiamo deciso di “festeggiare” Google nel giorno del compleanno con un “doodle umano” creato con il planking, il fenomeno di massa del momento: volevamo omaggiare con un atto di creatività il simbolo mondiale della creatività. Questa iniziativa è il biglietto da visita del nostro gruppo di creativi. Gli amici di Planking Bologna sono stati fantastici nel radunare in un giorno tante persone, noi abbiamo messo la creatività e la nostra conoscenza del mondo dei media a disposizione dell’iniziativa. Il tutto al prezzo di una levataccia, e della colazione offerta a tutti i plankers: una buona idea, sfruttando le leve della viralità, della facile diffondiblità di un messaggio, può diventare esplosiva“.
Tutta l’iniziativa ruota infine intorno a GiZed. La domanda è spontanea: “GiZed? E’ un contenitore di aggregazione delle nostre idee e della nostra creatività, oltre che delle nostre esperienze di marketing e comunicazione. Gized è a disposizione delle aziende e degli enti che vogliano sperimentare campagne media o diffusione di un brand fondati soprattutto sull’utilizzo dei social media e del viral marketing“. Da “collega di settore”, ma anche da semplice utente, consumatore e cittadino del Mondo, trovo questo doodle umano un magnifico esempio di viral marketing nella sua forma più pura, quotando in toto le parole di Luca. Questo è davvero un grande esempio di potenza creativa trasformata in atto comunicativo. Non bisogna però scambiare la fantasia come effimero prodotto da scaffale: spesso e volentieri, manager, imprenditori e markettari offrono budget ridicoli per strategie creative importanti, credendo che non ci voglia niente per realizzare eventi come questo, se non svegliarsi presto e pagare una colazione a sessanta persone.
Il successo sta spesso nelle “piccole cose”, ma ciò non significa che richiedano meno impegno. Una campagna social, un evento viral, un video in presa diretta di un minuto su youtube: sono tutte “strategie” che richiedono minor dispersione di risorse economiche, certo, ma bisogna evitare di sminuire il lato creativo e organizzativo… cosa che vedo ogni giorno di più negli ambienti sia delle PMI che delle grandi multinazionali. Giorgio, Luca, Enrico e Matteo ieri hanno dimostrato ancora una volta la potenza delle idee e della comunicazione a tutto tondo. E, fidatevi, non è poco.


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domenica 25 settembre 2011

Timewheel

Chiudo gli occhi...
E ascolto i sussurri del mio corpo.
Mi raccontano di una strada tortuosa in cima alle montagne, un crinale roccioso che costringe il viandante a controllare ogni passo dinanzi a se...

E' già tardi su quel monte, il Sole sta scendendo e presto arriverà la sera e non ho un riparo per la notte.

Non posso, non devo essere stanco adesso...

Ho scalato la montagna e non ho ancora trovato rifugio.
Ho scalato la montagna e non ho ancora visto la vetta.

Ho scalato la montagna e sono rimasto solo quassù, senza ossigeno...